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Carteggio Ercole Trotti Estense Mosti - Giovanna Maffei (1817-1827)MM

Il carteggio Mosti-Maffei comprende un totale di 149 lettere. Le prime 134 risalgono agli anni 1817-1818. Delle ultime 15, appartenenti tutte alla Maffei, 6 risalgono al 1821, 3 al 1825 e 6 al 1827; 2 lettere della Maffei, la numero 89 e la 96, sono state scritte in francese.
La totalità delle lettere è custodita presso l'Archivio del Museo Centrale del Risorgimento di Roma.
Le lettere di Ercole Trotti Estense Mosti sono conservate nella Busta 576 (fascicoli 38, 39, 40), quelle di Giovanna Maffei nella Busta 577 (fascicoli 1, 2, 3, 4, 5).
Dal punto di vista materiale le lettere sono molto ben conservate e chiaramente leggibili. Alcune di esse presentano un piccolo strappo in corrispondenza del sigillo a ceralacca sotto il quale è rimasta una porzione, in genere assai modesta, della lettera. Corrispondenze tra la numerazione delle lettere in questa edizione e la numerazione originaria d'archivio.


 


 

 
Lettere di Teresa Pikler alla figlia Costanza (1817-1833)PMP

Le 46 lettere di Teresa Pikler a Costanza Monti Perticari sono conservate nella Biblioteca comunale Aurelio Saffi di Forlì (Fondo Piancastelli, Carte Romagna, busta 306, 155-200). Si tratta di materiale inedito, fatta eccezione per i passi trascritti da Chiara Agostinelli in Per me sola. Biografia intellettuale e scrittura privata di Costanza Monti Perticari, Roma, Carocci, 2006 (pp. 30-35). Il carteggio risale al periodo compreso fra il 1817 e il 1833; le date compaiono quasi sempre sui documenti (ne è priva soltanto la lettera 200, di cui è stato possibile, comunque, desumere mese ed anno in base a elementi contenutistici) e su di esse si fonda la numerazione archivistica. Complessivamente le lettere risultano leggibili, anche se talvolta la presenza di macchie d’inchiostro non ne consente una facile decifrazione.


 


 

 
Lettere di Giuseppe Mamiani della Rovere al fratello Terenzio (1817-1847)GMR

Le lettere di Giuseppe Mamiani della Rovere al fratello Terenzio sono conservate fra le Carte dell’Archivio Mamiani presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro, ordinate cronologicamente dal 1817 al 1847, anno della morte dello scrivente. Scritte per lo più da Pesaro, città di residenza di Giuseppe, sono indirizzate alla varie città in cui Terenzio abitò in quegli anni, cioè la stessa Pesaro, Torino, Firenze, Parigi (dalla 39m - 13 del CEOD - alla 63m - 37 del CEOD; all’indirizzo Rue de Clichy n. 66), Genova (le ultime 6 lettere del corpus). Sono in ottimo stato di conservazione, perfettamente leggibili se non per alcuni limitati danni dovuti all’uso della ceralacca o a lacerazioni contigue alla piega di alcuni fogli.
Da segnalare la presenza all’interno del corpus di alcuni testi di altri mittenti e di altri destinatari, pubblicati in coda alla presente edizione:
- Lettera di G. Mamiani a M. Brighenti, ingegnere e architetto riminese (segnatura originale 38m; segnatura CEOD 44);
- Lettera di M. Brighenti a T. Mamiani (segnatura originale 38m; segnatura CEOD 45);
- Lettera di G. Salvatori, medico amico della famiglia Mamiani, a T. Mamiani (scritta sul retro della lettera con segnatura originale 43m, segnatura CEOD 47);
- Post Scriptum di F. Cassi a T. Mamiani (in lettera con segnatura originale 52m, segnatura CEOD 26).
Lo stesso criterio si è usato per un frammento di lettera di G. Mamiani a T. Mamiani, conservato all’interno della lettera 39m, senza segnatura propria (segnatura CEOD 46), e alcune righe di altra mano, non identificata a causa di una lacerazione del foglio in coincidenza della firma, all’interno della medesima lettera 39m. Corrispondenza fra le segnature originali e le segnature CEOD.


 


 

 
Lettere di suor Maria Leonarda alla famiglia Merolli (1818-1825)SML

Il materiale, interamente inedito, è conservato presso l'Archivio di Stato di Roma, fondo della famiglia Merolli, busta 28, fascicolo 243, con la notazione archivistica "Lettere di Suor Maria Leonarda delle Orsoline", a cui è stato aggiunto successivamente "riguardanti la permanenza nel monastero delle Orsoline di Santa e Vincenza Merolli" e, a matita, "1818-1825".
In realtà, i 42 documenti autonomi contenuti nel fascicolo - 40 lettere e 2 liste - non portano tutti la firma di Maria Leonarda: a Santa Merolli vanno ascritte le lettere n° 5 e 34 e parzialmente le n° 1 e 33 (queste ultime sono anche le sole nelle quali si succedono due scriventi), a Giovanni Battista Porciani la n° 12. Tutte le missive sono destinate alla famiglia Merolli: la lettera n° 2 a Giuseppe, le rimanenti a suo figlio Tommaso.
I documenti, archiviati senza un criterio preciso, vengono qui pubblicati seguendone la successione cronologica. Per le lettere prive di datazione (le n° 6, 7, 10, 11, 13, 15, 24, 25, 26, 35, 37 e 39, oltre ovviamente alle due liste - n° 34 e 38) siamo ricorsi a una collocazione congetturale sulla base del contenuto.
Il materiale offre complessivamente un buon grado di conservazione e di leggibilità, con qualche eccezione causata soprattutto alla scarsa tenuta dell'inchiostro e da rari buchi nella carta, per lo più in corrispondenza dei margini dei fogli.
Da segnalare, infine, la variabilità dello spazio occupato dalle singole lettere: si va dall'unica facciata della maggior parte delle missive alle due facciate delle lettere n° 4, 16, 30, 35, 42, fino alle tre facciate della lettera n° 41.


 


 

 
Carteggio Francesco Orioli - Filippo Saveri (1819-1856)OS

Il carteggio tra Francesco Orioli e Filippo Saveri è conservato nella Biblioteca Comunale degli Ardenti di Viterbo, con segnatura archivistica II.D.6.9. Comprende 48 lettere indirizzate dall’Orioli al Saveri in un arco di tempo di 37 anni: la prima lettera risale, infatti, al 1819, l’ultima al 1856. Per l’edizione CEOD si è scelto di ordinare le lettere secondo un criterio cronologico; la tabella riporta a sinistra la numerazione d’archivio, a destra l’edizione CEOD.
Oltre che dello scambio epistolare tra due amici, si tratta di un’interessante testimonianza di storia locale. Il carteggio risulta unilaterale per le diverse esistenze condotte dai due scriventi: il fatto che Saveri risiedesse stabilmente a Viterbo ha permesso la conservazione delle lettere inviategli dall’amico (e donate in seguito dagli eredi alla Biblioteca), il che non è avvenuto per le lettere ricevute da Orioli, spinto dall’esilio politico a cambiare spesso città e nazione.


 


 

 
Lettere di Maria Conti Belli al marito e al figlio (1829-1837)MCB

Il carteggio di Maria Conti Belli è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, Carte Belli 450, Fondo Guglielmo Janni. Il Fondo comprende, fra le altre lettere della famiglia Belli, 77 lettere di Maria al marito Giuseppe Gioacchino Belli in occasione di viaggi e dunque assenze da casa di lui che risalgono al periodo fra 1829 e 1837, nonché 11 lettere al figlio Ciro degli anni 1832-36, scritte durante la sua permanenza nel Collegio a Perugia. Quest'ultime lettere a Ciro contengono interventi correttori del marito poeta. Due delle lettere di Maria al marito (rispettivamente del 18 giugno 1836 e del 27 giugno 1837) sono probabilmente dettate da Maria ma vergate da altra mano, a causa di problemi di salute di lei.
L'ordinamento (e quindi la numerazione) delle carte è cronologico, le lettere di Maria riguardano le carte comprese fra i numeri 465 e 1407, fra cui si interpongono le relative risposte del marito e del figlio.
Di tutte le lettere esiste un'edizione a stampa a cura di Rita Fresu, messaci cortesemente a disposizione dall’autrice per la presente edizione digitale: ''Caro Peppe mio ... ... tua Cicia''. L'epistolario di Maria Conti Belli al marito e al figlio. Edizione critica, commento linguistico e glossario, Roma, Aracne, 2006.


 


 

 
Lettere di Amalia Ruspoli Pianciani al figlio Luigi (1833-1839)RP

Le lettere inviate da Amalia Ruspoli Pianciani a suo figlio Luigi sono contenute nella busta 53 del fondo della Famiglia Pianciani che si trova all'Archivio di Stato di Roma (Corso Rinascimento). Stando alla numerazione d'archivio, le lettere ammonterebbero a 695 (481 datate e 214 non datate), ma questo totale va aumentato almeno delle lettere non numerate e di quelle bisnumerate.
Le estremità cronologiche certe del carteggio possono essere fissate da una parte nel 1833 (e non 1832, come erroneamente indicato sul fascicolo) e dall'altra nel 1867; fermo restando che un attento vaglio delle lettere non datate potrebbe fornire una correzione di tali date.
Le lettere pubblicate nella presente edizione costituiscono la parte più antica del fascicolo contenente le lettere datate: parte che corrisponde, secondo la numerazione d'archivio, al gruppo 1-99. Si tratta, in realtà, di 103 lettere, redatte in due periodi diversi degli anni Trenta: nel 1833 (cfr. le lettere nn. 1-19) e nel 1838-1839 (cfr., in questa edizione, rispettivamente le lettere nn. 20-63 e 64-103). Le lettere sono state riordinate cronologicamente rispetto alla sequenza d'archivio, che sembra tener conto soltanto dell'anno. Le dimensioni di ciascuna lettera sono variabili, ma comunque non superano mai le tre facciate. Lo stato di conservazione è buono; gli unici problemi - riguardanti porzioni testuali ridotte e quasi sempre ricostruibili - sono causati dal sigillo di ceralacca che ha prodotto numerose lacerazioni sul retro del foglio (in genere sul bordo destro, ma a volte anche all'interno) sul quale era stato impresso.
Le lettere del primo periodo, inviate tutte da Roma e dirette perlopiù a Firenze, sono allegate a un gruppo di lettere del marito, forse le uniche, fra quelle che Vincenzo Pianciani ha inviato al figlio, a essere rimaste inedite, non essendo confluite nell'edizione curata da Stefania Magliani (Vincenzo Pianciani al figlio Luigi. Carteggio, 4 voll., Roma, Gruppo Editoriale Internazionale 1993-1996). Più precisamente, le lettere di Amalia seguono quelle di Vincenzo sullo stesso foglio, per cui il cronotopo che egli annota in calce a ogni sua lettera è da estendere anche alla lettera della moglie, sempre priva di data. Salvo che in pochi casi, ogni missiva è accompagnata dal timbro postale.
Le lettere del periodo 1838-1839, al contrario, sono unicamente di mano di Amalia, fatta eccezione per la n. 35, la prima parte della quale è scritta dal figlio Leopoldo, e per la n. 96, scritta per intero da un'amica di Luigi, che nel carteggio Amalia suole chiamare allusivamente "la nota persona". Le lettere, spedite in gran parte da Terraia (nello spoletino) o da Roma, sono dirette nelle numerose città (Spoleto, Ancona, Civitavecchia, Bologna, ecc.) in cui Luigi era portato dal suo lavoro di ispettore doganale. Ciascuna lettera presenta generalmente una doppia datazione: una di pugno di Amalia e una di Luigi, che registra il momento dell'avvenuta ricezione. A volte, però, troviamo soltanto una delle due indicazioni, né può aiutarci il timbro postale, solo di rado recuperabile. Informazioni cronotopiche ricavabili dalle lettere.


 


 

 
Lettere di cantanti liriche (1833-1866)LCL

Le 49 lettere di cantanti liriche (4 di Luigia Abbadia; 12 di Marianna Barbieri Nini; 5 di Adelaide Borghi Mamo; 7 di Teresa Brambilla; 10 di Giulia De Filippi Sanchioli; 5 di Giulia Strepponi; 6 di Carolina Ungher), inedite - se si escludono, per alcune, riproduzioni di stralci nel volume di Giulio Piccini, Memorie di un impresario fiorentino, Firenze, Loescher e Seeber Edit, 1892 - sono dirette a Giovanni Pacini, Alessandro Lanari e Alessandro Ademollo. Autografe, provengono dal Fondo Vittorio Emanuele e dal Fondo Autografi della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e dal Fondo Carteggi Vari della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
Il materiale offre un buon grado di conservazione e di leggibilità; la lunghezza dei documenti varia sensibilmente: dalle brevi missive di Marianna Barbieri Nini alle lunghe lettere di Teresa Brambilla.
I documenti vengono pubblicati seguendo per ogni scrivente la successione cronologica; per le lettere prive di datazione siamo ricorsi a una collocazione congetturale sulla base del contenuto.
Qui di seguito si riporta una tabella con la collocazione archivistica di ogni lettera del corpus.


 


 

 
Lettere della famiglia Loppi (1839-1855)FL

Il corpus, interamente inedito, comprende un totale di 66 lettere scritte in un arco di tempo che va dal 1839 al 1855. Le prime 40 lettere sono state scritte da Fioravante Loppi e sono tutte indirizzate al figlio Leopoldo, tranne la numero 10 (il destinatario è un certo Gemine Astolfi); delle restanti missive, 12 sono di Leopoldo Loppi (dirette all’avvocato Gioacchino Torinti) e 14 di Giovanni Marcucci (2 dirette a Fioravante Loppi, 12 a Leopoldo Loppi).
I documenti si trovano in un archivio privato del comune di Soriano nel Cimino. Lo stato di conservazione è discreto: oltre alle macchie, diverse lettere presentano strappi di varia dimensione lungo i margini, alcuni causati dal sigillo di ceralacca.
Nella presente edizione le lettere di ciascuno scrivente sono state ordinate cronologicamente, mettendo in fondo quelle senza alcuna datazione (esplicita o ricostruibile).


 


 

 
Lettere di donne lombarde legate da vincoli di parentela naturale o giuridica (1839-1863)DL

L'Archivio Storico di Varese nella Raccolta Museo alla dicitura Dono Adamoli raccoglie in quattordici cartelle, tra i molti documenti di natura non epistolare, le lettere scritte dalle cinque sorelle Prinetti (Adele Prinetti Roero, 50 pezze, cartella 11; Emilia Prinetti Besana, 167 pezze, cartella 11; Giulia Prinetti Valerio, pezze 324, cartella 12; Lucia Prinetti Adamoli, 165 pezze, cartella 5; Sofia Prinetti Simonetta, 92 pezze, cartella 13); quelle scritte da una delle loro cognate (Nina Sala Esengrini Prinetti, 54 pezze, cartella 13), dalla loro madre (Giovanna Ciani Prinetti, 303 pezze, cartella 8) e dalla suocera di Lucia (Massimilla Pellegrini Robbioni Adamoli, 23 pezze, cartella 7). Il carteggio è ben conservato e leggibile.
Per offrire un quadro dell'escursione diafasica e diastratica, sono state selezionate per la pubblicazione quattro scriventi di età e background culturale differente, ovvero Lucia, Nina, Giovanna e Massimilla. Per ciascuna di loro vengono editate dieci lettere collocabili nell'arco temporale delimitato dall’anno del matrimonio di Lucia con Domenico Adamoli (1839) e da quello della morte della stessa (1864). Le dieci lettere scritte da Nina (lettere 11-20), le dieci scritte da Giovanna (21-30) e sei lettere scritte da Massimilla (lettere 31, 35, 37, 38, 39, 40) hanno come destinataria Lucia (le lettere 18, 19 e 20 sono state modernamente datate 1860, 1866, 1867; poiché Nina muore nel 1859, si propone tale anno come termine ante quem e le dette lettere sono datate 1859; la lettera 40 è priva di datazione). Le lettere 1, 2, 3, 5, 7, 10, 32, 33, 34, 36 sono indirizzate a Domenico Adamoli; le lettere 6 e 9 a Giulio Adamoli, figlio di Lucia; la lettera 4 al signor Camperio, zio di Lucia e la lettera 8 ad un amico di Lucia di cui non si è potuto recuperare il nome.
Le lettere da 32 a 39 non recano riferimenti al luogo di stesura; si propone Varese poiché la città è la residenza abituale della scrivente.
Le lettere sono pubblicate suddivise per le quattro scriventi, l'ordine interno è cronologico.


 


 

 
Lettere di Francesco Mastriani ai suoceri e al musicista Giovanni Pacini (1847-1881)FMMB

Le lettere scritte da Francesco Mastriani ai suoceri Raffaele Mastriani e Clementina Bucci, al cognato Ferdinando e al comm. Carlo Padiglione (lettere 1-18) si conservano nella Biblioteca Nazionale di Napoli "Vittorio Emanuele III", Sezione Manoscritti e Rari, nel nutritissimo Fondo Mastriani, che raccoglie la corrispondenza epistolare, materiale preparatorio di opere di vario genere e una ingente quantità di documenti appartenuti a Raffaele Mastriani, cui si deve tra l’altro il più noto Dizionario geografico-storico-civile del Regno delle Due Sicilie (1843). Le lettere inviate al suocero, in gran parte al fine di ottenerne aiuto in momenti di grave difficoltà economica, sono state scritte per lo più tra il 1847 e il 1850; solo due riguardano gli anni 1864-1865. Per alcune, prive dell'indicazione della data, è stato possibile comunque ipotizzare il tempo di composizione con una certa sicurezza grazie a riferimenti contenutistici (es. la n. 8, in cui si fa riferimento alle istanze mosse al fine di ottenere i dovuti compensi dopo la cessazione della compilazione governativa del Giornale di Napoli, avvenuta nel maggio 1862) o archivistici (Raffale Mastriani, ad esempio, aveva raggruppato alcune lettere in un unico fascicolo, ora segnato XXI.77, numerandolo progressivamente e indicando sul frontespizio, come arco cronologico del materiale in esso raccolto, il periodo 1845-58). Alla suocera Clementina Francesco Mastriani invia invece brevi biglietti per la richiesta di piccoli favori, non datandoli o indicando in calce solo il giorno della settimana. La breve lettera indirizzata al comm. Carlo Padiglione è invece del 1872.
A parte si pongono invece le due lettere indirizzate al musicista Giovanni Pacini (19-20), rispettivamente del 1856 e 1867, custodite nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Fondo Vittorio Emanuele, segn. 813/68 e 824/258; della seconda si conserva una trascrizione in copia nella Biblioteca del Museo Civico di Pescia (Pistoia).
La lettera più recente di Mastriani è datata 16 giugno 1881: il suocero è ormai morto, e lo scrittore indirizza stavolta la sua richiesta di aiuto economico a un non meglio identificato professore calabrese e ai suoi compaesani, scusandosi dell’iniziativa così confidenziale: "conoscendola io appena per una gentile visita da Lei fattami"; la missiva si conserva nella Società Napoletana di Storia Patria, XXXIII. A. 5.22.1.
Si segnala infine l’esistenza di una lettera indirizzata dallo scrittore al sindaco di Napoli, con istanza per un momentaneo sussidio, datata 4 settembre 1866; in origine in vendita nello studio bibliografico Casella di Napoli, ora è stata acquistata dal prof. Francesco Guardiani (Università di Toronto).
L’analisi linguistica delle lettere può per ora leggersi in N. Ciampaglia, La prosa narrativa di Francesco Mastriani: studi linguistici (con un’appendice di lettere inedite), Tesi di dottorato, 2009-13, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", Corso di Dottorato in Scienze Umanistiche, Teoria dei linguaggi XXIV ciclo.
Qui di seguito l’elenco completo delle segnature e di date, esplicitate o presunte.


 


 

 
Lettere di Pacifico Caprini alla famiglia (1848)CP

Il carteggio comprende le lettere scritte da Pacifico Caprini a suo padre Carlo e a sua madre Teresa durante la campagna militare del 1848. Parte di queste lettere sono state pubblicate, in una veste linguistica modernizzata, in Vincenzo Catalano, 1848 Giorni di gloria, s.l., s.e., pp. 45-67.
Sono conservate nel fondo II E-3-26 [5] presso l’archivio della Biblioteca Comunale degli Ardenti di Viterbo. Le lettere 1, 2, 3, 4, 5 corrispondono ai documenti 9, 11, 12, 15. L’incartamento comprende 25 lettere ed è intitolato Pacifico Caprini n° 25 lettere alla famiglia dal 20 marzo al 7 luglio 1848 durante la campagna del 1848 (Lomb-Veneto).
Le lettere presentano un buono stato di conservazione. Sono tutte forate in due punti laterali: segno che in passato i fogli erano raccolti in una cartella ad anelli.
Tenendo conto che si tratta di lettere scritte dal fronte, non stupisce la mancanza di punteggiatura e spazi vuoti dovuti probabilmente alla fretta e alla scarsità di carta.
L’autore descrive ogni singolo avvenimento delle sue giornate passate al fronte durante la campagna del 1848. Forte è l’entusiasmo per gli ideali che lo hanno spinto verso questa impresa e si percepisce chiaramente il grande affetto che lo lega alla famiglia, soprattutto alla madre.


 


 

 
Lettere di Angelo Mangani alla famiglia (1848-1861)MA

Il carteggio è conservato presso l'archivio della Biblioteca Comunale degli Ardenti di Viterbo (segnatura archivistica: II F-1-32) e comprende 6 lettere indirizzate dal Mangani al padre Vincenzo e alla madre Lucia.
Le lettere 1, 2, 3, 4, 5, che sono state scritte durante la campagna militare del 1848, sono contenute nell'Incartamento A, intitolato Carte riguardanti la campagna del 1848-49 (cfr. rispettivamente i documenti 4, 5, 6, 7, 8); la lettera 6, scritta nel 1861 durante l'esilio ad Orvieto, è contenuta nell'Incartamento C (documento 5). Le lettere contengono due diverse numerazioni: la prima, scritta a penna, probabilmente in epoca recente; la seconda, timbrata, che è quella a cui ci si è qui attenuti.
Le lettere si presentano in un buono stato di conservazione, pur essendo leggermente rovinate ai margini e con qualche segno di muffa. Lo scrivente usa un inchiostro molto leggero su fogli di carta azzurra, riempiendo tutta la pagine, senza mai andare a capo e trascurando la punteggiatura. Fattori, questi, che avrebbero potuto rendere difficile la decifrazione dei testi, se il compito non fosse stato agevolato dall’ottima grafia dello scrivente.
Il materiale è tutto inedito.


 


 

 
Lettere di patrioti siciliani (1849-1866)PS

Il corpus comprende settanta lettere redatte da sette patrioti siciliani in un arco di tempo che va dal 1849 al 1866, provenienti da diversi archivi e biblioteche italiani. I destinatari sono Giuseppe Oddo, Giuseppe La Masa, Francesco Crispi e Nicola Fabrizi.
Solo di alcuni dei mittenti (Giuseppe Oddo, Luigi Micali, Emanuele Francica) si possiedono notizie biografiche; per gli altri le informazioni relative alla provenienza geografica, alla professione ed altro sono ricavabili dalle lettere.
Nell'edizione da noi allestita le missive di ciascuno scrivente sono state ordinate cronologicamente. Collocazioni archivistiche dei documenti.


 


 

 
Lettere di Rosario Bagnasco a patrioti italiani (1849-1874)BPI

L'epistolario di Rosario Bagnasco è disseminato in più archivi e biblioteche e comprende oltre 200 lettere autografe indirizzate a diversi politici e patrioti in un arco di tempo che va dal 1849 al 1878. I documenti sono ben conservati.
Nell'edizione si presenta una scelta di 100 lettere, ordinate cronologicamente. Collocazioni archivistiche e quadro sinottico dei documenti raggruppati per destinatario.


 


 

 
Lettere di Innocenza Tondi al marito e ad altri familiari (1860-1882)FT

Il corpus selezionato è formato da 54 lettere che hanno come mittenti e destinatari membri della famiglia Tondi: i coniugi Innocenza e Ermenegildo e i figli Anna, Adele, Augusto, Vittorina, Pompeo, Nino e Orsolina.
Sono tuttavia presenti nel carteggio anche persone esterne alla famiglia stessa, il domestico e amico di famiglia Giuseppe Contucci e i coniugi Ciabò. Le lettere 2, 4 e 7 hanno invece come destinatari oltre a Ermenegildo, Checco, Valletti e Zoti, probabilmente dei compagni del marito, che Innocenza informa sulle condizioni dei familiari e per i quali svolge anche delle commissioni.
Molto frequente è la pratica di scrivere lettere a più mani e indirizzate a più persone: tutte le persone nominate nelle formule di apertura sono state considerate come destinatari, mentre non sono stati ritenuti scriventi autonomi gli autori di semplici note, aggiunte alle lettere, di mano diversa dalla principale ma dirette allo stesso destinatario.
Il carteggio è conservato presso l’Archivio del Museo del Risorgimento di Roma nella busta 1094 fasc. 16 e in quella 1097 fasc. 7, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15. L’arco cronologico coperto dalle lettere è quello che va dal 1860, l’anno maggiormente rappresentato, al 1882. Le zone di provenienza delle lettere sono Viterbo, Orvieto, Foligno, Roma e Velletri.
Nelle dieci epistole prive datazione solo in un caso l’aspetto contenutistico ha potuto aiutare nell’ordinamento cronologico, negli altri ci si è attenuti all’ordine della segnatura archivistica.
La scrivente più rappresentata nel carteggio è Innocenza Tondi, autrice di 40 lettere, mentre il principale destinatario è il marito Ermenegildo.
Le notizie biografiche ricavabili sono essenzialmente quelle riguardanti i coniugi Tondi.
Da segnalare la lettera n. 5 composta il 21, 22, 23 ottobre 1860 da Anna e indirizzata a Ermenegildo e a Innocenza ma che per gli stessi giorni porta come autrice anche Innocenza che scrive al marito, la lettera n. 53 in cui un figlio dei Tondi si firma col nome di Gammardella, la presenza di una sciarada nella lettera n. 9 e di una poesia a carattere politico nella n. 21.
Dal punto di vista materiale il carteggio è ben conservato.


 


 

 
Lettere di Pacifico Caprini ad Angelo Mangani (1861-1864)CM

Il carteggio comprende le lettere di Pacifico Caprini ad Angelo Mangani. Sono conservate presso l’archivio della Biblioteca Comunale degli Ardenti di Viterbo.
La segnatura archivistica è: II F-1-32 Incartamento C (indicato anche come Miscellanea n° 2 III. Carteggio dal Comitato Viterbese per il 1861 ed altri frammenti relativi a quell’anno e seguito).
L’incartamento contiene un totale di 15 documenti. I documenti 1, 2, 3, 4, 6, 8, 11, 12, 13 sono rispettivamente le lettere 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. Gli altri documenti del fondo sono costituiti da lettere di Cavour a Mangani e da documenti ufficiali. I documenti sono numerati con una matita blu e con il timbro, ma le due numerazioni combaciano.
Ben conservate e leggibili, le lettere sono scritte su carta bianca e carta azzurra. La grafia è chiara e comprensibile. Tutte le lettere, tranne la 8 (datata 1864), risalgono al 1861 e sono state scritte durante l’esilio a Bologna.
L’argomento principale è il lavoro segreto che Caprini, insieme ad altri, porta avanti per la costruzione di uno stato libero e democratico.
Il materiale è tutto inedito.


 


 

 
Lettere di Concetta Mastriani ai genitori (1862)CMBM

Le diciotto lettere di Concetta Mastriani ai genitori sono conservate nella Biblioteca Nazionale di Napoli, Sez. Manoscritti e Rari, nel fondo Raffaele Mastriani (suo padre), con la seguente segnatura.
Concetta Mastriani indirizza solo una lettera, la n. 16, esclusivamente al padre; una sola, la n. 17, a entrambi i genitori; le rimanenti tutte alla madre Clementina Bucci Mastriani: la n. 18, infatti, unica a recare l’intestazione "Carissimi miei Genitori", in realtà reca sul verso del secondo foglio l’indicazione "Alla Signora / La Sig. D. Clementina Bucci Mastriani", cui in effetti è rivolta e per cui tramite la figlia si rivolge al padre ("Dite a Papà"); nel corso della lettera, Concetta ancora prega solo la madre di risponderle ("Cara madre, scrivetemi e rispondetemi"); anche la n.1, benché rechi sul verso l’indirizzo del padre, è in realtà indirizzata unicamente alla madre.
La maggior parte delle lettere risulta priva della indicazione di anno e data. Fa eccezione solamente la n. 15, datata in calce 28 ottobre 1862. La 11 potrebbe essere stata scritta tra il 1872 e il 1873, perché in essa si legge, in alcune righe aggiunte da Francesco Mastriani e indirizzate al suocero, il riferimento al romanzo Arlecchino, che compare nell’Elenco dei miei romanzi, manoscritto autografo conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli, sotto l’anno 1872 e fu poi pubblicato per l’editore Gargiulo in due volumi nel 1873.


 


 

 
Lettere di Agostino Depretis ad Amalia Flarer (1869-1873)DF

Nell'Archivio Centrale dello Stato (Roma, EUR), dove sono conservate le carte della famiglia Depretis, si trovano 56 lettere di Agostino Depretis alla pupilla e futura moglie Amalia Flarer (Fondo Depretis, serie III, busta 31). Nella numerazione archivistica esse sono le n. 67-122. Di queste, tuttavia, le n. 93-106 non possono essere considerate lettere vere e proprie, ma piuttosto sezioni di un diario d'amore. La presente edizione tiene conto, pertanto, solo delle lettere n. 67-92 e 107-122. Diversamente da quanto si legge fuori dalla busta che la contiene, la corrispondenza, iniziata nel 1869, non prosegue fino al 1876 ma soltanto fino al 1873.
Le lettere 67-92 contengono l'indicazione del giorno, del mese e dell'anno; nelle lettere 107-122, invece, compaiono soltanto il giorno e il mese (eccetto che nella n. 114, mancante della parte iniziale e non datata). Poiché la numerazione d'archivio non segue l'ordine cronologico in nessuno dei due casi, si è provveduto a rinumerare sia le lettere del primo gruppo, sia quelle del secondo di cui è stato possibile ricostruire l'anno.
Complessivamente, il materiale è ben conservato e si decifra senza difficoltà, anche se in corrispondenza delle formule di saluto finali e delle datazioni la grafia dello scrivente si fa spesso poco chiara anche a causa dell'infittirsi delle abbreviazioni. Di difficile lettura, inoltre, le lettere n. 16 e n. 29: la prima, nel recto del primo foglio, è illeggibile in corrispondenza del margine sinistro; la seconda, specialmente nel primo foglio, presenta delle macchie che si sovrappongono all'inchiostro. Corrispondenze tra la numerazione delle lettere in questa edizione e la numerazione originaria d'archivio.


 


 

 
Carteggio Elisabeth Vichard de Saint-Réal - Laura Nasalli Rocca (1871-1881)EVS

Le lettere di questo corpus sono inedite e autografe, sono depositate presso l’Archivio di Stato di Ancona e provengono dal materiale documentario definito Archivio Milesi Ferretti de Foras. Il fondo infatti non ha una dimensione organica e unitaria ed è costituito principalmente dalla corrispondenza di carattere strettamente privato di Laura Nasalli Rocca (1857-1942), moglie del conte Antonio Milesi Ferretti (1857-1935) e di Maria Filippetti, moglie di Corrado (1881-1915), primogenito di Antonio e Laura.
Il corpus consta di 22 lettere e in esso sono confluite le lettere di Elisabeth de Foras, nata Vichard de Saint-Réal, indirizzate alle nipoti Laura, Maria e Antonietta Nasalli, al genero, il conte Giuseppe Nasalli, e al marito di Laura, Antonio Milesi Ferretti, per un totale di 21 lettere. A queste si è deciso di aggiungere una lettera, la n. 7, diretta a Laura Nasalli, scritta da suo fratello (Saverio? Stanislao? Amedeo? Non sappiamo quale dei tre) mentre si trovava in Francia in visita alla nonna Elisabeth de Foras. Il nucleo principale del carteggio è costituito dalle lettere dirette alla nipote Laura Nasalli Rocca.
I limiti cronologici della corrispondenza sono da una parte il 1871 e dall’altra il 1881.
Le lettere confluite nella presente edizione, riordinate secondo il criterio cronologico, sono state archiviate in modo disorganico: 5 lettere provengono dalla b. 4, fascicolo "Lettere dalla nonna Elise de Foras nata Saint-Rèal"; 1 lettera è inserita nel fascicolo "Corrispondenza varia di Laura Nasalli" nella b. 1; 18 lettere, tra le quali la n. 7, provengono dalla b. 1 e sono inserite in un fascicolo contenente corrispondenza varia di Laura, secondo la notazione archivistica, dal 1875 al 1880.
Le missive sono ben conservate, chiaramente leggibili, complete (tranne la n. 7 di cui non si è conservata la parte conclusiva), ma non sono accompagnate dalle rispettive buste. La lettera n. 21 presenta una datazione incompleta, senza l’anno e il luogo, tuttavia è possibile risalire, in base al contenuto, all’anno 1880; nelle lettere n. 4, 6, 8, 9, 10, 11, 16 e 22 manca l’indicazione del luogo, ma nel caso della n. 16 si tratta certamente di Bourbon Lancy; la n. 15, brevissima, scritta su un biglietto da visita, non presenta il cronotopo, tuttavia è possibile ricostruirne la data, il "1 Giugno 1880". Per la corrispondenza la scrivente si serve di un foglio di circa cm 30 x 20 piegato in due di cui adopera recto e verso. Le lettere sono lunghe e complesse con pochissime cancellature e correzioni.


 


 

 
Carteggio Francesco Rivera - Margherita Del Bufalo (1872-1873)RDB

Il carteggio Rivera - Del Bufalo comprende un totale di 41 lettere, di cui 17 appartengono a Margherita Del Bufalo e 24 a Francesco Rivera. Le lettere risalgono a un periodo di tempo compreso tra ottobre 1872 e marzo 1873.
Il carteggio è custodito presso l'Archivio di Stato di L'Aquila, ed è catalogato nella Busta 88 (fascicolo I).
Dal punto di vista materiale, le lettere si presentano in ordine sparso e prive di busta, sono ottimamente conservate e consentono un buon livello di leggibilità.


 


 

 
Lettere di Ines Testi Pianciani a Luigi Pianciani (1872-1890)ITP

Le lettere confluite nella presente edizione sono inedite e autografe. Sono tutte custodite presso l’Archivio di Stato di Roma nel fondo della famiglia Pianciani, busta 55, fascicolo Ines Pianciani, con la notazione archivistica "Lettere di Ines Pianciani". Secondo l’inventario e la nota posta sull’esterno del fascicolo, al suo interno sono raccolte 164 lettere; in realtà i documenti contenuti sono complessivamente 150: due ricevute vergate dalla mano di Ines, due telegrammi di Ines diretti al padre Luigi Pianciani, centotrentuno lettere inviate al padre, dieci a Letizia Castellazzi - la seconda moglie di Luigi - e due indirizzate ad entrambi i coniugi; oltre ai manoscritti di Ines, nel fascicolo sono presenti anche una lettera scritta da un certo Agamennone al proprio padre, una lettera di Romildo, cugino milanese di Ines, diretta a lei e infine, una lettera per Letizia da parte dell’amica di famiglia Gina, una della baronessa Seckendorff diretta a Luigi Pianciani. Nella presente edizione sono confluite tutte le lettere che Ines scrive al padre, che costituiscono il nucleo del nostro corpus, quelle dirette a Letizia, la lettera di Romildo (la n. 1), di Gina (la n. 103), della baronessa (la n. 99). Nelle lettere n. 58 e n. 99 dirette al Pianciani, si succedono due scriventi, Ines e la baronessa Seckendorff, una sua cara amica. Si segnala, inoltre, la presenza di una lettera (la n. 57) in tedesco scritta da Ines al padre.
Tutti i documenti sono ben conservati e chiaramente leggibili; i rari casi di scarsa tenuta dell’inchiostro e la presenza di macchie e piccoli strappi lungo i bordi non pongono in genere problemi di decifrazione. Nessuna delle missive è accompagnata dalla rispettiva busta; solo la n. 78, trattandosi di una cartolina postale, presenta il timbro postale.
I limiti cronologici di tutto il materiale, com’è indicato sul fascicolo stesso, sono da una parte il 1872 e dall’altra il 1890. La corrispondenza tra Ines Pianciani e il padre Luigi inizia nel dicembre del 1874, anno dell’arrivo della ragazza a Vienna e termina nel luglio del 1890, anno della morte di Luigi.
Le lettere del fascicolo "Ines Pianciani" non essendo archiviate secondo un criterio preciso, sono state riordinate secondo il criterio cronologico, applicabile all’intero corpus. La maggior parte delle lettere, infatti, presenta sulla prima facciata del foglio in alto a destra, sia la data topica sia la data cronica. Per le missive con data incompleta (le lett. nn. 120, 125, 126, 127, 131, 133, 134, 138, 139, 140, 141, 142, 143) e con data assente (28, 30, 70, 78, 81, 88, 90, 103, 116, 118, 128, 137) è stato possibile ricostruire un cronotopo attendibile, in genere sulla base dei contenuti (si vedano le note in calce alle singole lettere). Solo per le lettere n. 88, 90, 116, non essendo possibile risalire ad una datazione certa, viene indicato l’intervallo di tempo in cui sono verosimilmente inscrivibili. Singolare il caso della lettera n. 49 con cronotopo "Vienna 13 gennaio 1875", che risale in realtà all’anno successivo.
A volte è presente un’altra datazione di pugno di Luigi, che registra il momento dell’avvenuta ricezione, rivelandosi utile alla ricostruzione della data cronica di alcune lettere.
Alcune lettere sono incomplete: le nn. 27, 51, 69, 83 sono mancanti della parte finale, e le nn. 28, 70, 81, 118, 137 sono mancanti della parte iniziale.
Nella maggior parte della corrispondenza, la scrivente si serve di un foglio di circa cm 30x20 piegato in due di cui adopera recto e verso. In altri casi utilizza biglietti da corrispondenza delle dimensioni di circa cm 12x8, cartoline postali, carta da lettere di dimensioni diverse da quella usata abitualmente.
L’estensione delle singole lettere è molto varia ed evidentemente connessa a questioni logistiche: si va da qualche riga di messaggi recapitati il giorno stesso alle ben 16 facciate della lettera n. 72, che si sviluppa su quattro fogli di circa cm 20x10.


 


 

 
Lettere di Giacomo di Brazzà alla famiglia (1879-1884)GB

Le lettere qui trascritte sono conservate presso l’Archivio Storico Capitolino di Roma, fondo Savorgnan di Brazzà, busta 118, fascicoli 1a (lettera 1), 2 (lettere 2 e 3), 9 (lettera 4), 10 (lettera 5), 12 (lettera 6) e 13 (lettera 7). Le singole lettere non recano alcuna numerazione archivistiva, ma la loro identificazione è assicurata dal fatto che ogni fascicolo contiene unicamente il materiale sopra elencato.
Le missive sono ben conservate e quasi sempre di agevole decifrazione. La loro lunghezza è variabile fra le 2 (lettere 1, 2, 4) e le 8 facciate (lettera 6). Tutte le lettere (qui presentate in ordine cronologico; la 2, priva di data, ordinata congetturalmente) sono firmate, ad eccezione della 4, incompleta e con qualche dubbio di attribuzione, e della 6. La lettera 5 contiene al suo interno, senza soluzione di continuità, la trascrizione di un’altra lettera, incompleta, quasi certamente riferibile al fratello Pietro.
Il materiale è inedito, se si escludono alcuni "estratti" delle lettere 6 e 7, trascritti in modo insoddisfacente e pubblicati per volontà della madre di Giacomo - Giacinta Simonetti - nel Bollettino della Società geografica italiana, anno XIX, vol. XXII (serie II vol. X), 1885, a più riprese fra le pp. 117 e 134, sotto il titolo Lettere del conte Giacomo di Brazzà.


 


 

 
Lettere della famiglia Longhi di Casalzuigno (1882-1915)FLC

I Longhi erano una famiglia di contadini residente a Casalzuigno, un paesino in provincia di Varese.
Viste le condizioni economiche in cui vivevano, sperando di migliorare il proprio tenore di vita, alcuni componenti del suddetto nucleo familiare presero la decisione di partire da questo piccolo paese della Valcuvia per tentare la fortuna all’estero, in Svizzera, Francia e Sud America.
Noi abbiamo la possibilità di conoscere la realtà familiare di questa famiglia perché i suoi componenti, anche se erano collocati su uno dei gradini più bassi della scala diastratica, avevano avuto la fortuna di avere una minima formazione scolastica e avevano così potuto mantenere un continuo scambio di lettere tra di loro nonostante le enormi distanze, la vita precaria e la loro scarsa padronanza della lingua.
Siamo venuti a conoscenza delle loro vicissitudini grazie al lascito della signora Maria Vendemini vedova Longhi, che, morendo nel 1993, lasciò in eredità al comune di Casalzuigno la sua casa. All’interno dell’abitazione venne ritrovata una vecchia scatola di cartone contenente le lettere (trentatré missive ed una cartolina) scritte dai nonni del marito della signora Maria.
Dal 1882 al 1900 c’è una continuità nella corrispondenza ma, dopo il 1900, per ritrovare uno scritto, bisogna aspettare il 1915: dunque un intervallo di ben 15 anni. È molto improbabile che in questo periodo non ci sia stato nessuno scambio di lettere tra i membri della famiglia; è più attendibile l’ipotesi che le missive siano andate perse.
Il carteggio presenta una notevole difficoltà di lettura e di comprensione a causa della scarsa alfabetizzazione degli scriventi (possiamo considerarli dei "semicolti"). La maggior parte delle lettere contengono l’indicazione del giorno, del mese e dell’anno e del luogo di partenza ad eccezione di alcune. I fogli utilizzati sono di dimensioni e di tipologie molto diverse le une dalle altre. Alcune missive sono ben conservate, altre si presentano rovinate forse anche a causa della cattiva conservazione in passato, risultando di assai difficile leggibilità. Un altro ostacolo alla leggibilità è legato alle macchie, alle aggiunte a margine, alle correzioni e cancellature, alle aggiunte interlineari e alle parole di dubbia lettura che sono presenti spesso nelle lettere.
Per quanto riguarda il contenuto, esse raccontano di una realtà familiare complicata per via delle condizioni di vita precarie ma al tempo stesso di relazioni, affetti e legami molto forti all’interno della famiglia. Nonostante le enormi distanze che dividevano i vari membri della famiglia, le relazioni interpersonali si mantennero particolarmente attive grazie all’utilizzo del mezzo epistolare.
Molto spesso troviamo riferimenti alla vita quotidiana ed in particolare al lavoro, con richieste di informazioni sul da farsi o comunicazioni riguardanti le condizioni lavorative trovate nei paesi di emigrazione. Un altro argomento legato alla quotidianità è quello della campagna e c’è un continuo scambio di notizie riferite alla realtà locale del paese di origine, che naturalmente genera una certa nostalgia. Connessi al tema della nostalgia di casa sono anche i frequenti, quasi ossessivi, saluti ai familiari, ai parenti vicini e lontani, agli amici e ai conoscenti. La lettera in questo caso ricopre una delle sue funzioni primarie, quella fàtica, permettendo di mantenere i contatti, anche affettivi, tra i componenti della famiglia che si trovano a migliaia di chilometri di distanza. Solo successivamente, in ordine di importanza e di spazio effettivo utilizzato sulle singole lettere, viene la funzione comunicativa, che in certi casi si presenta molto articolata, con uno scambio di informazioni molto approfondite, con una discreta dovizia di particolari, soprattutto quando si tratta di questioni economiche e lavorative.
Oltre alle lettere, nella scatola si trovano 6 libretti di lavoro, la richiesta del passaporto di Felice Longhi e un assegno postale.
Le lettere sono tuttora conservate presso l’Archivio Comunale di Casalzuigno nella scatola originale e non presentano segnature archivistiche.
In questa edizione elettronica si è deciso di ordinarle cronologicamente dalla n° 1 alla n° 34 secondo le informazioni a nostra disposizione.


 


 

 
Carteggio Ferdinando Martini - Amalia Flarer Depretis (1886-1912)MD

La corrispondenza tra Ferdinando Martini e Amalia Depretis consta di settantanove lettere - quarantanove del Martini, trenta della Depretis -, scritte tra il 1886 e il 1912. Le lettere sono conservate all'Archivio Centrale dello Stato: quelle del Martini nel fondo Depretis, serie III, busta 31; quelle della Depretis nel fondo Ferdinando Martini, busta 20.
Non tutte sono datate e la numerazione d'archivio non è stata condotta secondo un criterio cronologico. Complessivamente, il materiale si è conservato in buone condizioni e non pone problemi di decifrazione.
Le lettere n. 1, 2, 3, 8, 11 e 17 compaiono nel volume Ferdinando Martini, Lettere (1860-1928), Milano, Mondadori, 1934.